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ORATORIO DI SAN LORENZO ALPE SECCIO

Situato sopra Boccioleto è tra i 20 oratori più belli d’Italia. ( Corriere della Sera )

Isolato su un alpeggio a 1388 metri di quota all’alpe Seccio conserva ancora in buono stato, pregevoli affreschi del XV secolo di scuola lombarda.L’alpeggio è raggiungibile solo a piedi in circa un’ora e mezza dall’abitato di Boccioleto grazie ad una mulattiera che passa tra boschi e piccoli gruppi di case un tempo abitate, ognuna della quali aveva una cappella, un oratorio o una chiesa.

Lungo il sentiero si collocano diversi edifici che conservano storiche tele tra le quali “Madonna in trono del Rocca” datata 1635, affreschi ottocenteschi e una pala d’altare del Dedominici.

La marginalità dell’abitato di Seccio, distante dagli altri centri parrocchiali, ha creato attorno alle se un alone di leggende ed ha alimentato una serie di tradizioni riprese dalla letteratura valsesiana nel corso dell’Ottocento secondo la quale l’oratorio di S. Lorenzo è stato il primo eretto in Valsesia e che quindi sia stato il fulcro della vita religiosa e sociale dell’ alta valle.Il Seccio, è stato un insediamento permanente fino al XV secolo, diventando poi un alpeggio stagionale e infine, negli ultimi anni, un luogo di villeggiatura. Non si hanno notizie sulla data di fondazione della chiesa, ne tantomeno del suo costruttore.Le prime fonti certe sono costituite da un’iscrizione presente nella navata dell’oratorio che reca la scritta: “Consegrata li 24 aprile 1446, restaurata con oblazioni 1870-73”. La prima documentazione sull'insediamento risale invece al 1420, quando Secci compare come confine di alcune alpi che il Vescovo di Novara possedeva in Val d’Egua.

L’oratorio - che misura 9,8 m di lunghezza (abside compresa) per 4,7 m di larghezza - presenta all'esterno le sobrie fattezze di una costruzione di montagna, mentre la ricca decorazione interna testimonia la rilevanza e l'attaccamento alla fede della comunità che abitava un tempo nel villaggio alpino di Seccio. L’interno dell’oratorio è interamente affrescato con un vasto ciclo con pregevoli testimonianze pittoriche , eseguito da un ignoto pittore verso la metà del XV secolo, quasi tutti ben conservati. Il ciclo ricopre interamente l'arco trionfale, l'abside e le due pareti laterali, fatto veramente notevole se si considera la collocazione impervia dell'edificio e l'esiguità della comunità che doveva abitare nelle baite vicine. Sulla volta dell’abside è affrescato un magnifico Redentore, i Quattro Evangelisti e L’Annunciazione; sulla parete d’ingresso splendide figure di martiri e padri della Chiesa. Sulla parete di sinistra della navata, in ampi riquadri, vari soggetti, tra i quali oltre alla Crocifissione spicca una possente immagine di S. Antonio Abate.

Nelle prime decadi XVIII secolo la parete sud venne sfondata, sacrificando più di metà del grande affresco dell'Ultima cena, per far posto ad un'ampia cappella dedicata a San Grato (cappella che conserva oggi sull'altare una pala con Vergine e Santi di scuola orgiazziana. Il dipinto occupava quasi l'intera parete sud, sulla destra dalla apertura della cappella. Raffigurazione frontale del piano della tavola, in modo da sottolineare la varietà dei cibi che la imbandiscono rappresenta grande interesse storico per condurre un’analisi sul cibo presente e sulle stoviglie .Sulla parete esterna è presente un singolare affresco allegorico, in parte danneggiato, raffigurante una Ruota della Fortuna. Completa la decorazione di questa parete un affresco di S. Cristoforo, che si ritrova in molte altre chiese valsesiane. Il restauro eseguito nel 2000 ha restituito agli affreschi la loro cromia luminosa che meglio evidenzia lo sforzo compiuto dal pittore di adeguarsi ai modelli del gotico internazionale.

  • LUOGO : BOCCIOLETO